Una mattina d’inverno, davanti ai cassonetti del quartiere, spuntò un oggetto che attirò subito l’attenzione: un vecchio televisore a tubo catodico. Quelli massicci, squadrati, che sembrano progettati non solo per trasmettere programmi ma anche per fermare pallottole. Lì, tra sacchi dell’umido e scatoloni schiacciati, la TV sembrava un monumento abbandonato al culto dell’intrattenimento. Una signora che passava con la borsa della spesa la indicò come fosse un animale in via d’estinzione:
— Ma guarda… un televisore! E funzionerà ancora?
Un ragazzo, cuffie nelle orecchie, rise:
— Funzionare? Non sa neanche cos’è Netflix.
Il televisore ascoltava in silenzio, con il vetro polveroso che rifletteva un cielo grigio. Avrebbe voluto urlare: “Io ho visto i Mondiali dell’82! Ho pianto con Montalbano, ho riso con Drive In, ho fatto compagnia a nonni, padri e nipoti!” Ma i televisori non parlano, al massimo friggono un po’ quando li scolleghi. Un vecchio pensionato si fermò a guardarlo e, con aria nostalgica, ricordò quando serviva l’antenna di fortuna: un appendiabiti infilato nella presa. Funzionava sempre meglio delle parabole moderne.
— Almeno con lui — disse indicando il rottame — i programmi finivano. Oggi invece non c’è mai fine, scorri e scorri… e ti addormenti uguale. Verso sera arrivò il camion della nettezza urbana. Gli operatori sollevarono la TV come un reperto archeologico e la gettarono dentro. Uno di loro sospirò:
— Chissà quanti pomeriggi di telenovelas ha visto questa scatola.
Il televisore atterrò con un tonfo, proprio accanto a un microonde, un tostapane e una stampante ribelle. Per un attimo sembrò che gli oggetti si guardassero, complici nella stessa fine. Il mattino dopo, al posto della TV, qualcuno aveva lasciato un cartello scritto a mano: “Qui giace l’ultimo occhio di vetro. Non cambiava canale da solo, non spiava, non suggeriva pubblicità. Solo guardava. E lasciava guardare.” Chi passava si fermava a leggere e sorrideva. Forse, in fondo, quella vecchia scatola non era stata buttata via: aveva solo trovato un modo diverso di raccontare storie.
